Attacchi di panico: come affrontarli
COME RICONOSCERE UN ATTACCO DI PANICO, QUALI SONO LE CAUSE, LA TERAPIA DEGLI ATTACCHI DI PANICO
cosa fare durante un attacco di panico?
Abbiamo già detto di quanto possa essere spaventoso, ma cosa fare se ci troviamo in presenza di un attacco di panico? Nella sezione precedente abbiamo definito l’attacco di panico e ne abbiamo visto le situazioni in cui può presentarsi (qui). In questa sezione cercherò di spiegare in modo semplice come funziona un attacco di panico.
Tutti sappiamo riconoscere i segnali che un gatto attiva quando ha paura: punta le zampe all’indietro, drizza il pelo e inizia ad avere una respirazione più sostenuta e se fossimo abbastanza coraggiosi da avvicinarci con l’orecchio sentiremmo che avrebbe anche il battito cardiaco accellerato. Questi sono tutti dei comportamenti fisiologici che attivano l’organismo ad una reazione: scappare o combattere.
Anche noi uomini abbiamo le nostre attivazioni fisiologiche quando proviamo paura e sono simili a quelle dei gatti.
In quel momento nel nostro cervello si attivano in modo sequenziale due aree:
La prima è il PALEOENCEFALO che contiene centri piu’ antichi come l’amigdala, il corpo ceruleo e l’ippocampo. Questi meccanismi scattano in automatico e in tempi brevissimi e, prima che la mente se ne renda conto, ci fanno reagire al pericolo in maniera riflessa consentendoci, ad esempio, di mantenere l’equilibrio mentre stiamo inciampando o di evitare un animale che ci attraversi la strada mentre stiamo guidando. In questa fase si attivano le reazioni fisiologiche (battito cardiaco accellerato, sudorazione, respiro aumentato ecc).
La protagonista della seconda fase è la NEOCORTECCIA, dove si ha un‘elaborazione più sofisticata. Nel momento in cui la neocorteccia si accorge di queste reazioni naturali, “si spaventa”, non della paura iniziale ma (paradossalmente) delle reazioni fisiologiche del nostro organismo alla paura iniziale. Quindi tenta tutti i modi per reprimerle attraverso comportamenti di controllo delle proprie reazioni. Ma, come unico esito si ha quello di esasperare queste sensazioni anzichè sedarle.
Quindi, il problema si crea nel momento in cui la coscienza (neocorteccia) comincia a voler interferire sugli automatismi vitali della consapevolezza (cervello arcaico) creando un vero e proprio cortocircuito paradossale della paura che genera paura, ovvero la paura della paura!
Ed è in questo modo che si innesca quella che viene definita come SPIRALE PANICA o più comunemente PANICO.
-> sensazioni (stimoli)-> paura (emozione)-> tentativo di controllo delle sensazioni -> alterazione delle sensazioni (che inevitabilmente aumentano) -> aumento della paura – aumento del controllo… -> e così via, in quello che più che un circolo vizioso diventa un’escalation a forma di spirale
PRONTO SOCCORSO DEGLI ATTACCHI DI PANICO
Adesso che si è compreso cosa succede durante l’attacco di panico è più semplice accettare il fatto che: dato che si tratta di una escalation tenuta in piedi proprio da questo tentativo di controllo delle sensazioni, quello che dovremmo imparare a fare è smettere di tentare di controllare e lasciar defluire, permettendo alle sensazioni di rientrare nei ranghi in pochi minuti; se, al contrario, si cercherà di contrastarle, si rischierà di fare come colui che cerca di fermare un fiume in piena e ne viene travolto!
Quindi:
- Quando avvertiamo la sensazione di un attacco imminente:
la cosa migliore da fare, anziché rifiutare la paura, è quella di evocarla ed alimentarla volontariamente portandola all’esasperazione nella propria fantasia, sino a farla collassare su se stessa per un effetto paradossale - quando, invece, l’attacco è stato innescato:
non si puo’ logicamente tornare indietro e quindi l’unica cosa logica da fare è rimanere fermi ad aspettare semplicemente che passi, ma soprattutto evitando di fare qualcosa per farlo passare. Ovvero senza sforzarsi nella direzione di una sua attenuazione (ad es. tentando di rilassarsi o di controllare volontariamente le funzioni del proprio organismo perchè nel momento in cui cerchiamo di controllare ad esempio il battito cardiaco otteniamo l’effetto che questo accelererà ancora di più).
Sono ben consapevole che queste indicazioni siano molto difficili da eseguire, anzi la prima reazione del lettore sarà quella di pensare che chi scrive non abbia la più pallida idea di come ci si sente durante un attacco di panico. Per questo motivo spesso per riuscire a mettere in atto questi comportamenti è necessaria una terapia psicologica attraverso la quale imparare a gestire al meglio questa situazione.
La Terapia Breve Strategica nel trattamento degli attacchi di panico ha un’efficacia superiore al 95% con una media di 7 sedute.