DUBBIO PATOLOGICO
DUBBIO DI ESSERE OMOSESSUALE, DUBBIO DI POTER TRADIRE, DUBBIO DI POTER FARE QUALCOSA DI DISDICEVOLE, DUBBIO DI NON ESSERE INTERESSANTi E TANTI, TANTI, TANTISSIMI ALTRI...
Se la curiosità nel capire ciò che ci circonda e darci delle spiegazioni logiche e razionali è spesso considerato sintomo di intelligenza, certe volte la ricerca ossessiva di una risposta certa ad una domanda indecidibile o dilemma irrisolvibile può essere una vera e propria trappola del pensiero.
In alcuni casi questa domanda può divenire così invasiva da portare la persona ad entrare in un circolo infinito di domande e risposte che non danno tregua, con la speranza (illusoria) di poter elaborare la decisione più giusta da prendere e quindi, finalmente, agire.
In terapia breve strategica, questo disturbo ossessivo del pensiero viene definito “dubbio patologico” e nelle sue forme più gravi può portare chi vive questa condizione ad una forte e continua sofferenza.
QUANDO IL DUBBIO DIVIENE PATOLOGIco?
La famosa storiella di Buridano ci racconta di “un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore di fame”.
La logica razionale ci ha insegnato che le situazioni possono molto spesso essere analizzate, studiate, sviscerate e quindi comprese. Comprendere ciò che ci circonda è determinante perché se capiamo il funzionamento di qualcosa avremo l’illusione di poterla controllare e, se riusciamo a controllare, la nostra ansia si riduce. Potremmo dire che questo è il funzionamento base dietro al quale si cela il nostro costante desiderio di sciogliere i nostri dubbi e quindi di avere delle certezze.
Avere dei dubbi è del tutto naturale, soprattutto quando si tratta di prendere decisioni importanti o risolvere situazioni alquanto complesse, ci aiuta a fermarci per riflettere e ci permette di elaborare al meglio le informazioni di cui disponiamo. Tuttavia, certe volte il dubbio può diventare un vero e proprio problema: ovvero quando il pensare troppo, in modo assiduo e ossessivo ci inchioda e non ci permette di passare all’azione (come nella storiella dell’asino, che non sapendo decidere da dove cibarsi si lascia morire di fame).
Quando la persona non riesce a sbloccarsi da queste domande e rimugina costantemente riguardo a questa situazione di dubbio che ormai la tormenta, si trova nella condizione di dubbio patologico: una forma di disturbo ossessivo caratterizzato dal reiterato tentativo di trovare risposte razionali, definitive e rassicuranti a uno o più dubbi irragionevoli, dilemmi irrisolvibili o a domande che non hanno un’unica risposta corretta.
Alcuni tra gli esempi più comuni e tra i casi che ho potuto trattare in studio:
“sono o potrei diventare omosessuale/bisessuale?”, “sarò tradito dal mio partner?” ma anche “tradirò il mio partner?”, “sarò in grado o non sarò in grado di…?”, “avrò fatto bene a…”, “amo il mio compagno?”, “serei in grado di/vorrei uccidere mio figlio?”, “potrei diventare pedofilo?”.
Come si può notare, questo genere di dubbio spazia su molte dimensioni e ha svariate sfaccettature.
I MECCANISMI DEL DUBBIO
GLI ERRORI DEL PENSARE TROPPO
Il principale errore (ovvero tentata soluzione) messo in atto dalla persona con dubbio patologico è quello di cercare una risposta razionale alle proprie domande perché come è stato detto, essendo queste irrazionali, è impossibile trovarne una che sia veramente soddisfacente e definitiva. Non potrà che conseguirne una rimuginazione infinita che produrrà una catena di domande e risposte sino a far ritrovare la persona dispersa nel proprio labirinto di pensieri, più volte al giorno e anche per molte ore. In alcuni casi più gravi i pazienti riferiscono di non riuscire a fare più niente ed essere totalmente bloccati in questi pensieri.
In altri casi invece, la persona tenta di scacciare via il pensiero intrusivo, ma con scarsi risultati. Pensare di non pensare è già pensare, infatti come spesso accade, più si tenta di scacciare un pensiero e più ci si resta intrappolati.
SINTOMI E SENSAZIONI DEL DUBBIO PATOLOGICO
Le sensazioni del dubbio sono spesso legate all’ ansia o alla bassa autostima e autoefficacia e riguardano gli ambiti relazionali, sessuali, lavorativi e scolastici.
Spesso chi soffre di questo disturbo sente un forte senso di insoddisfazione e una fatica percepita nel fare qualunque cosa. Riportano difficoltà ad alzarsi dal letto, tristezza, dolori fisici e astenia. Questi sintomi, che possono essere ritrovati nel quadro depressivo, tendono spesso a confondere una diagnosi non specialistica. Infatti capita spesso che il medico di base prescriva a questi pazienti dei farmaci antidepressivi o ansiolitici. C’è comunque da osservare che uno stato prolungato di malessere, come quello dato dal cronicizzarsi di un pensiero ossessivo, possa effettivamente portare la persona alla depressione.
E' possibile uscire dal dubbio?
Il paziente ossessivo ha come caratteristica principale la tendenza al controllo di qualsiasi aspetto della propria vita. L’idea che qualcosa non sti andando come dovrebbe è particolarmente difficile da smontare in questi pazienti che avranno sempre il pensiero che qualcos’altro non sia stato esaminato, e quindi di non essere stati perfettamente “capiti” dal terapeuta. Questo rende molto complessa la terapia di questi disturbi, dato che appunto, una persona con il dubbio patologico tenderà a mettere in dubbio anche l’efficacia stessa della terapia che sta affrontando.
La terapia breve strategica interviene riguardo a questo problema proponendosi di creare una sorta di cortocircuito nel ragionamento della persona (ritenuto erroneamente perfetto).
Ricordando l’antico detto orientale: “l’intelligente dà risposte esatte, il saggio fa le domande giuste” l’obiettivo alla base della terapia per il dubbio patologico è proprio spezzare la catena di dubbi – risposte – dubbi – risposte (…), mettendo in contrapposizione un dubbio terapeutico ad un dubbio patologico. Ovvero: mettendo in discussione la correttezza degli interrogativi si può bloccare il circolo vizioso della ricerca di risposte corrette a domande scorrette.
In questa logica il paziente sarà istruito e allenato, attraverso esercizi e prescrizioni specifiche, a bloccare le risposte che cerca di darsi (e che lo intrappolano nel circolo vizioso) al fine di bloccare tutte le domande successive.
Anche nei casi di ossessioni riguardo al dubbio persistente, la terapia breve strategica prevede un trattamento statisticamente significativo con l’80% dei casi risolti in pochi mesi.